lunedì 7 luglio 2014

L'Italia e il frame autorazzista

Prendete una comunità, anche una virtuale purchè sufficientemente grande, come ad esempio quella di Facebook.
Ora manipolate le informazioni cui accedono i membri di questa comunità, ad esempio facendo in modo che alcuni utenti accedano in prevalenza a contenuti (stati d'animo, riflessioni, immagini) "positivi", mentre altri a contenuti in prevalenza negativi.
Fate passare un determinato lasso di tempo e verificate le reazioni dei due gruppi: ciascuno finirà per produrre un maggior numero di contenuti in linea con l'umore generale cui è stato esposto.
Questa è la natura dell'esperimento svolto dal colosso fondato da Zuckerberg di cui tanto si è parlato recentemente, che ha portato alla luce un fenomeno detto “contagio emotivo”.
Secondo questo fenomeno, l'esposizione ad un numero elevato di messaggi con un dato contenuto emotivo, spinge il soggetto ad "allinearsi emotivamente" con gli altri ed a produrre a sua volta messaggi calibrati sullo stato emotivo generale.
In spicci: Se intorno a me tutti sono depressi, divento un po' più depresso anch'io.

Ora prendete un'altra comunità, sempre sufficientemente grande e omogenea, come ad esempio una Nazione.
Sottoponete i membri di questa comunità ad una impressionante mole di messaggi negativi / distruttivi sulla natura stessa della comunità. Cose tipo: "Solo in questo paese è possibile (rubare/corrompere/frodare/evadere/delinquere/usare violenza)", "Questo è il paese della (mafia/casta/delinquenza/corruzione/omo-xeno-qualsiasiprefissogrecizzante-fobia)".
Fate passare un determinato lasso di tempo, diciamo qualche decennio, e verificate i risultati.

Troverete una comunità depressa, arrabbiata, incapace di fare gioco di squadra perchè convinta che il compagno stia barando, insofferente alle regole (qualsiasi regola) perché convinta che tutti gli altri non le rispettino, incapace di filtrare le critiche provenienti dall'esterno distinguendo tra fondate e infondate.
Una comunità priva di autostima. Anzi, peggio.
Una comunità profondamente autorazzista.
L'Italia del XXI secolo.
La terra in cui il 90% delle analisi sulla situazione sociale, politica o economica (che si tratti di analisi accademiche o semplici chiacchiere da bar) si risolve in un profluvio di ItaGlia, italioti, repubblicadellebanane etc. etc.

Commenti autorazzisti pubblicati sui siti di vari quotidiani

A questo punto è bene fare una precisazione: è lampante che la Repubblica Italiana non versi in buona salute. Sono evidenti i problemi che la attanagliano sotto ogni aspetto, così come è palpabile il declino politico, economico e culturale del Bel Paese.
Ma l'illegalità, la corruzione, l'abuso di potere NON SONO EREDITA' GENETICHE. Non c'è un gene nel DNA italiano che ci rende più propensi all'imbroglio, non esistono spore di illegalità nell'aria né strani virus corruttofori nell'acqua della porzione di mondo che va da Lampedusa a Trieste (Trento e Bolzano no, perchè lì a detta dell'opinione pubblica "le cose funzionano", salvo poi imbattersi in piccoli particolari).

C'è invece un racconto tutto sbagliato della storia italiana, che distorce i fatti alla luce di un razzismo becero e gretto indicando come causa di tutti i mali l'essenza stessa dell'essere italiani. E questo frame di pessimismo e sentimento autodistruttivo perennemente ripetuto dai maggiori media genera, come nell'esempio di Facebook, un contagio emotivo con due drammatiche conseguenze:
  • Disperde e mortifica le energie sane della Nazione, creando un clima di sfiducia tale per cui qualsiasi iniziativa costruttiva si deve scontrare, oltre che con le oggettive difficoltà, con il fatidico: "chi te lo fa fare? Tanto qui è tutto allo sfascio"
  • Crea un comodo alibi per indulgere in comportamenti illegali, da cui il famoso: "questa cosa non si può fare, ma tanto la fanno tutti. Sarò mica più scemo degli altri?". Lo stesso alibi serve anche a giustificare il proprio disimpegno/disinteresse verso la cosa pubblica: "Tanto siamo in ItaGlia, cosa vuoi che cambi?"
Cercare di correggere questa stortura nel comune sentire della Nazione è un compito difficilissimo, soprattutto alla luce della durata e dell'insistenza con cui il frame autorazzista viene diffuso dai più svariati orientatori dell'opinione pubblica. Ciò nonostante è assolutamente necessario uscire da questa illusione e riappropiarsi di una percezione più reale del nostro essere popolo, dei pregi e dei difetti che ci appartengono nella stessa misura in cui appartengono a tutti gli altri popoli, smettendola di ignorare i primi ed ingigantire i secondi.

Questo blog è un modesto tentativo di nuotare controcorrente, alla ricerca della sorgente che ci ha fatto e, nonostante tutto, ci fa ancora essere popolo, prima ancora che Nazione.

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