giovedì 25 agosto 2016

Terremoto Amatrice: come aiutare


Mai come nei momenti successivi a catastrofi, come quella che ha colpito la zona tra Reatino e basse Marche, è opportuno lasciare da parte polemiche, recriminazioni e tensioni e concentrarsi solo sull'aiuto alle persone in difficoltà. La solidarietà e l'aiuto reciproco sono parte fondamentale del sentimento di Nazione: è ora che bisogna mostrare il nostro saper essere popolo.

Di seguito cercherò di indicare alcuni modi per dare una mano concreta alle popolazioni vittime del sisma:

RACCOLTE DI FONDI

Donazioni via SMS: Il numero messo a disposizione dalla Protezione Civile è il 45500. Per ogni SMS inviato verranno donati 2 euro. Aderiscono tutti i principali operatori di telefonia fissa e mobile.

Croce Rossa Italiana: Iban: IT40F0623003204000030631681; causale: "Terremoto Centro Italia". La Cri ha anche attivato il numero telefonico 06 5510, dedicato al servizio donazioni, e l'indirizzo email aiuti@cri.it.

"Un aiuto subito" di Corriere della Sera e TgLa7: E' stato aperto un conto corrente dedicato a raccogliere fondi per l'emergenza. E' possibile effettuare versamenti con bonifico bancario sul conto corrente 1000/145551 aperto appositamente presso Banca Prossima. I bonifici vanno intestati «Un aiuto subito - Terremoto Centro Italia 6.0».
L'Iban da utilizzare per le donazioni dall'Italia è il seguente: IT17 E033 5901 6001 0000 0145 551. E' stato inoltre creato un codice «grande beneficiario» che permette di semplificare l'operazione: inserendo l'importo nell'apposito campo e le cifre 9707 nel campo beneficiario tutti gli altri dati verranno compilati in automatico.
Per le donazioni dall'estero l'Iban è invece: IT17 E033 5901 6001 0000 0145 551 BIC BCITITMX.

Club Alpino Italiano:  E' stato aperto un conto corrente dedicato a raccogliere fondi per aiutare le vittime del terremoto: Conto corrente “IL CAI PER IL SISMA DELL’ITALIA CENTRALE (LAZIO, MARCHE E UMBRIA)”, Banca Popolare di Sondrio – Agenzia Milano 21 IBAN IT06 D056 9601 6200 0001 0373 X15.

DONAZIONI DI SANGUE

Naturalmente in questi giorni la richiesta di sangue per i feriti è altissima, e continuerà ad esserlo anche nel prossimo futuro. Chi volesse donare può contattare una delle quattro associazioni di volontari: Avis (numero verde 800 261 580), Croce Rossa Italiana (Tel 800 166 666), Fidas (Tel 06/68891457) e Fratres (Tel 0550139179) e programmare il proprio aiuto in base alle esigenze.
LA NECESSITA' DI SANGUE CONTINUERA' ANCHE NELLE PROSSIME SETTIMANE!
  
RACCOLTE DI CIBO, VESTITI, MEDICINALI E PRODOTTI PER L'IGIENE

Moltissime le iniziative disseminate in tutta Italia; il consiglio è di consultare i siti o le pagine facebook dei quotidiani locali per trovare il punto di raccolta a voi più vicino. Ricordo che gli alimenti devono essere NON DEPERIBILI (pasta, prodotti in scatola, latte a lunga conservazione etc) e che i vestiti devono essere PULITI E IN BUONE CONDIZIONI.  
Ecco un elenco di alcuni prodotti da consegnare (fonte: forexinfo):
  • Lenzuola singole nuove o usate (pulite);
  • Asciugamani (puliti);
  • Cuscini (puliti);
  • Carta igienica;
  • Rotoloni asciugatutto;
  • Bicchieri di plastica;
  • Piatti di plastica;
  • Tovaglioli di carta;
  • Prodotti per la pulizia personale (shampoo, bagnoschiuma,sapone, dentifricio, spazzolini e altri beni di questo tipo);
  • Salviette umidificate;
  • Pannolini (per adulti e per bambini);
  • Colori per i bambini;
  • Blocchi di carta;
  • Giochi per i bambini;
  • Acqua minerale;
  • Torce e pile;
  • Apriscatole;
  • Kit pronto soccorso;
  • Medicine da banco (tachipirina - cerotti - pomate per ferite);
  • Lettini da campo;
  • Brandine;
  • Coperte;
  • Vestiario (scarpe, tute, ecc);
  • Tenaglie;
  • Pinze.
Per il settore alimentare vengono invece raccolti tutti gli alimenti non deperibili, come ad esempio pasta, passate, biscotti, omogenizzati, alimenti in scatola e altri generi alimentari di questo tipo.


VESTITI PER NEONATI E BAMBINI

venerdì 12 agosto 2016

Breve diario di un neolinguista politicamente corretto



Sono in ritardo.

L'autisto, impaziente, ha già suonato il clacson un paio di volte: se non mi sbrigo a scendere a fine giornata si beccherà una bella lavata di capo dal suo superioro a causa mia. Afferro il tablet mentre cerco disordinatamente di infilare la giacca e mi fiondo giù dalle scale.

Capita sempre così, ogni volta che devo incontrare qualcuno di importante: continuo a ripassare e limare le domande che farò, scrivo e riscrivo i punti salienti che intendo affrontare durante l'intervista fino all'ultimo secondo, spesso anche oltre, e finisco puntualmente in ritardo. Mi dico che se non facessi in questo modo non sarei un buon giornalisto, in fondo.

L'autisto mi parla di calcio mentre imbocca la via per la tangenziale. Sembra galvanizzato perché la sua squadra ha appena acquistato un nuovo calciatoro, un attaccanto piuttosto forte, sembra. Io annuisco e ribatto con qualche frase di circostanza: non m'intendo molto di calcio e avrei ancora un paio di passaggi dell'intervista da rivedere, ma non me la sento di contraddirlo né di ignorare il suo tentativo di dialogo, soprattutto ora che dalle sue abilità di piloto dipende il buon esito del mio appuntamento.

Con una manovra azzardata, ci infiliamo nel traffico del centro superando un mezzo pesante; il camionisto alla guida non è contento ed esprime chiaramente il suo disappunto facendo le corna verso la nostra vettura. Eccolo lì, il volgare maschilismo che stiamo tentando di debellare: nonostante i nostri sforzi continua a tornare in superficie. Quanta grettezza...

Finalmente, solo una manciata di minuti dopo l'orario concordato, varchiamo la soglia del residence in cui abita il mio interlocutoro. Un guardio con una divisa tremendamente militarista si occupa di contattarlo prima di alzare la sbarra che blocca l'ingresso.

Procediamo a passo lento lungo le stradine private del residence, ovunque giardini ben curati e automobili tirate a lucido. Anche mentre passiamo un giardiniero si occupa di sforbiciare una siepe leggermente più alta delle altre, mentre il suo aiutanto recupera immediatamente i rami potati e le foglie cadute. Sorrido nel vedere in questo luogo tanta organizzazione, tanta pulizia, specchio senz'altro di una pulizia morale così distante dalla misera media del triste paeso in cui mi vergogno di abitare.

Finalmente giungo a destinazione. Il padrono di casa mi accoglie con un caloroso sorriso, e mi fa strada verso il suo studio. Ovunque, tomi sui più svariati argomenti: segno della sua grande curiosità e indiscussa cultura. Non ci si potrebbe aspettare di meno, da un linguisto della sua statura.

"Quella in cui viviamo è l'era della comunicazione," mi dice in uno dei passaggi più significativi dell'intervista, "un periodo storico in cui il linguaggio ha assunto un'importanza senza precedenti. Non possiamo più permetterci di lasciare al caso o alla tradizione l'evoluzione del linguaggio, ma dobbiamo influenzarla, guidarla, imporla se necessario. Il linguaggio oggi è uno strumento di controllo della società e questo strumento deve essere saldamente nelle mani di chi è in grado di utilizzarlo per accelerare il progresso civile".

- In che modo è possibile esercitare questa guida?

"E' meno difficile di quanto sembri all'apparenza. Sebbene negli ultimi due decenni si siano moltiplicati i canali di informazione, le fonti autorevoli da cui questi canali attingono rimangono relativamente poche. Se una fonte percepita come autorevole inizia un lavoro di igiene linguistica, eliminando dal proprio lessico parole inidonee a dirigere la società verso l'unico progresso possibile, questa parola sparirà molto più velocemente dal parlare comune di quanto sarebbe accaduto decenni fa".

- Questo passaggio non mi è chiaro: non sarebbe dovuto essere più facile controllare il linguaggio in passato, quando tutte le informazioni erano convogliate da pochi giornali e una manciata di televisioni?

"Affatto. L'esiguità delle fonti informative rendeva il processo di mutazione guidata del linguaggio lento e imprevedibile: i giornali erano letti da poche persone e solo alcune di queste registravano e adottavano il cambio linguistico suggerito, ancora meno riuscivano a trasmetterlo agli altri. Con l'avvento della televisione la situazione è migliorata leggermente, ma ancora non abbastanza. Ora le operazioni di igiene linguistica cui diamo avvio sui principali canali di informazione rimbalzano e si diffondono immediatamente su centinaia di migliaia di siti, blog, social network, forum. In pochi giorni, la quasi totalità del target di riferimento viene a conoscenza del cambio linguistico e ritrova lo stesso cambiamento decine e decine di volte, su tutti i mezzi di comunicazione cui ha accesso. Il processo di adozione del nuovo linguaggio si fa molto più semplice, quasi spontaneo".

- Non c'è un rischio di rigetto di alcuni di fronte a questo processo?

"Certo, come in tutte le cose, ma in questo caso possiamo far valere il meccanismo dello stigma: le sacche di resistenza che non si adeguano alla novità vengono dipinte come retrive, bigotte, reazionarie, potenzialmente pericolose. In questo modo velocizziamo ulteriormente l'adeguamento del target alla nuova situazione (nessuno vuole percepirsi come retrivo), ed allo stesso tempo inibiamo una parte di queste sacche di resistenza dall'esprimere pubblicamente il loro dissenso. Continueranno a reputare che il nuovo paradigma lessicale sia sbagliato, ma non avranno il coraggio di esprimere la loro contrarietà. Saranno neutralizzati".

- Potrebbe farmi un esempio pratico di igiene linguistica?

"Beh, il primo che mi viene in mente riguarda la sostituzione di un termine. Avevamo un problema con la parola 'immigrati': comunicava un senso di invasione, di inserimento forzato di un elemento estraneo all'interno di società relativamente stabili; troppe persone vi associavano spontaneamente un valore negativo. Dovevamo intervenire. Alla fine si è optato per far sparire la parola dai principali media, sostituendola con 'migranti'. Termine più leggero, associato ad immagini positive (gli stormi migrano librandosi nel cielo), dal significato meno aggressivo. Un migrante è sempre in movimento, non si fermerà nella terra di nessun altro, al massimo passerà per dirigersi chissà dove. C'è voluto un po' di tempo ma i risultati dell'operazione sono stati eccellenti: oggi chi solo si azzarda a pronunciare o scrivere la parola 'immigrati' viene immediatamente percepito come una persona chiusa, avida di ciò che ha e poco disposta a condividere, egoista, potenzialmente xenofoba". 

- Un grande successo, in effetti. Quale sarà il prossimo passo?

"Mio caro, le potenzialità sono infinite. Giocando sulle leve dell'autorevolezza e dello stigma e sfruttando a dovere la velocità di diffusione dei media più moderni possiamo finalmente plasmare in profondità il linguaggio del nostro target e, attraverso questo, il suo stesso modo di pensare. Non si tratta di idee nuove, molti prima di noi avevano già teorizzato queste pratiche. Oggi però abbiamo molti degli strumenti necessari per riuscire. Naturalmente, come è giusto che sia, solo chi ha l'onere di guidare la società sarà consapevole di questo processo. Persone come me e Lei, ad esempio".

- Personi, - lo interrompo istintivamente. - Siamo due maschi, il termine corretto è personi.

"Certamente, - il suo viso si illumina di un sorriso bonario, quasi soddisfatto del mio appunto, mentre annuisce lentamente - perdoni il lapsus. A volte gli allievi sono più recettivi dei maestri stessi. Personi come noi, naturalmente".

Soddisfatto dell'interessante chiacchierata, mi congedo e mi avvio verso la vettura. L'autisto, che mi ha pazientemente atteso, sta scorrendo al cellulare la sua bacheca di un social network. Penso a quante nuove parole stiano già filtrando nella sua mente ed a quante ne stiano uscendo, proprio ora, senza che nemmeno se ne accorga. La consapevolezza di essere, grazie al mio lavoro, parte del cambiamento, del progresso, mi rende orgoglioso.

"Dove la porto dottò?"

-Torniamo a casa. Domani devo incontrare una sindaca ed è meglio che inizi da subito a prepararmi. E poi devo raccogliere e organizzare il materiale di oggi.

"Mestiere difficile il giornalista, eh?"

- Giornalisto. La nuova forma corretta è giornalisto. Si abitui.