venerdì 29 luglio 2016

L'Europa brucia, l'Italia frana... un bel cannone ci salverà



Alla fine, dopo un primo tanto "storico" quanto fugace approdo alla Camera dei Deputati, il provvedimento presentato da Roberto Giachetti (Pd) con titolo "Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati" è stato subito rimandato all'autunno. Niente cannabis legale, per ora, anche se i sostenitori della proposta di legge (per lo più di area radicale) si dicono fiduciosi di raggiungere il traguardo che si sono prefissati.

Il promotore dell'intergruppo parlamentare che sostiene la proposta, Benedetto della Vedova, utilizza una tesi molto semplice per giustificare la sua posizione: dato che attualmente l'intero mercato della cannabis è in mano alla criminalità, con la legalizzazione si sottrarrebbe alle mafie una parte di questi redditi, che finirebbero nelle casse dello Stato.
Se non puoi combatterli, sostituisciti a loro, insomma.

Questa posizione, che potrebbe apparire vagamente logica, è in realtà aberrante: intanto è quanto meno discutibile sotto il profilo morale che uno Stato decida di fare profitti spacciando droga. Si dirà che per alcool e tabacchi è già così, ma nel caso di quelle sostanze si sconta una diffusione già importante che risale a secoli, millenni nel caso dell'alcool, prima della nascita degli Stati moderni. Sono retaggi di un passato in cui la concezione di società era molto diversa da quella attuale, ed in entrambe i casi si sta lentamente intraprendendo un percorso di progressivo restringimento degli ambiti e dei limiti di assunzione. Fare un percorso esattamente opposto nel caso della cannabis ha poco, se non nessun senso.

Sul fatto poi che la legalizzazione possa contrastare la criminalità ci sarebbe molto da discutere; la cannabis "di Stato" infatti sarebbe comunque soggetta a tassazione e costerebbe di più rispetto a quella di contrabbando, che finirebbe comunque per essere preferita dai consumatori. Questo punto è talmente contraddittorio che lo stesso Della Vedova ammette: «Nessuno pensa che il mercato nero scomparirà. Ed è ovvio che la piazza illegale reagirà abbassando i prezzi. Per spiazzare i criminali lo Stato di Washington è partito con una tassazione zero».
Tasse zero, mentre beni di prima necessità come pane e latte sono tassati rispettivamente al 4% ed all'8,4%. La cannabis è più necessaria del pane? E poi dove finirebbero i mirabolanti introiti per lo Stato con una tassazione azzerata?

Oltretutto in Italia abbiamo già un esempio di un settore dell'economica in cui si è cercato di sottrarre guadagni alla criminalità attraverso legalizzazione e liberalizzazione: il gioco d'azzardo. Qui la storia dei vari passaggi legislativi e relativi risultati. Piccolo spoiler: non è andata a finire bene.
Per niente.

Per finire, il principio stesso che occorre legalizzare ciò che non si riesce a debellare è un'assurdità: se i cosiddetti antiproibizionisti fossero coerenti tanto quanto pretendono dal fronte opposto, non dovrebbero avere nulla contro la legalizzazione totale delle armi - visto che non si riesce a fermarne il contrabbando -, o del lavoro nero, della pirateria o anche della corruzione. In fondo non si è riuscita a debellare nessuna di queste piaghe, che esattamente come la cannabis portano ricchissimi guadagni alla criminalità e la cui repressione costa moltissimo ai cittadini, oltre ad intasare i tribunali e le carceri.

Meglio ancora, superiamo questo vecchio concetto proibizionista di "legale" e "illegale", lasciamo che tutto sia permesso... cosa volete possa succedere di male?

martedì 5 luglio 2016

Multa Paucis 3

Fonte: Il Sole 24 Ore
Esagerato... basterebbe eliminarne uno di deficit competitivo. Il più grosso. Si chiama Euro.