mercoledì 22 aprile 2015

Expo 2015, storia di fannulloni e pallonari



Intanto la notizia: secondo l'agenzia di lavoro interinale Manpower circa l'80% dei giovani contattati per un lavoro di 6 mesi presso l'Expo - con paga tra i 1300 ed i 1500 euro netti al mese - avrebbe rifiutato la proposta disertando le selezioni, spesso senza neppure addurre una giustificazione.

Detta così, sembra la prova empirica definitiva del luogo comune che vuole i giovani italiani come irrimediabili fannulloni, una massa di "bamboccioni" senza capacità di sacrificio che non ne vogliono sapere di allontanarsi da casa di mamma e papà e inorridiscono davanti al concetto di lavoro. 
Con il tacito corollario del confronto con gli altri giovani, i tanto virtuosi stranieri che invece si rendono autonomi già a vent'anni, vivono da soli e in nome dell'indipendenza accettano anche i lavori più duri. Per non parlare degli immigrati (migranti secondo le ultime direttive del MiniVer) che "fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare".

Beh, questa è una enorme montagna di cazzate. Razziste, per di più.

Partiamo da un numero: 27.000.
Tante sono le richieste di assunzione arrivate a Manpower per i 646 posti a disposizione. Un numero enorme, che fa pensare a domande provenienti non solo dalla provincia di Milano o dalla Lombardia, ma dall'intero territorio nazionale, con buona pace di chi maligna che i giovani italiani non abbiamo voglia di muoversi da casa. Tra le 27.000 candidature, l'agenzia ne ha selezionate 646 per i colloqui, ma si sarebbe trovata di fronte un'inaspettata pioggia di rinunce e diserzioni. 
Perchè? Per quale motivo un giovane dovrebbe cercare un'opportunità di lavoro, trovarla, inviare la propria candidatura, passare le selezioni e poi improvvisamente rinunciare sparendo nel nulla? Volendo essere cattivi si potrebbe mettere in discussione la capacità dell'agenzia di individuare i candidati più adatti, avendo ottenuto un tasso di successo rispetto al proprio obiettivo di appena il 20%. Ma probabilmente il problema è un altro.

Per fare chiarezza, ho iniziato a spulciare il web e subito ho trovato diversi commenti di persone che sostenevano di aver partecipato alle selezioni in questione, ma raccontavano una realtà ben diversa da quella sparata sui grandi giornali.

Poi ho trovato questo articolo di Dario Ferri per Nextquotidiano che racconta bene l'altro punto di vista, quello dei giovani che hanno provato a farsi avanti per lavorare all'Expo, e mette in discussione diversi punti importanti della versione ufficiale, a partire dall'importo dello stipendio offerto. Perché tra i 1300-1500 euro al mese della versione ufficiale e i 500 di cui si parla in alcuni dei commenti c'è una bella differenza, la differenza che passa tra accettare e rifiutare una proposta di lavoro. Soprattutto se da questo importo bisogna togliere le spese di vitto, alloggio e trasporto.

Capire quale sia la verità in questa faccenda non è facile, ma unendo i trattini della disoccupazione giovanile (44%), delle richieste arrivate per il lavoro all'Expo (27.000 per 646 posti) e delle richieste per il lavoro da volontario non retribuito sempre all'Expo (16.000 per 9.000 posti) il quadro che emerge è parecchio lontano dall'offensivo stereotipo del giovane italiano scansafatiche, e si avvicina piuttosto a quello di una certa stampa "pallonara".

P.S. Anche qelsi.it ha pubblicato un articolo interessante sull'argomento, potete leggerlo qui.

Aggiornamento del 23.04: a seguito dell'ondata di proteste che sembra essersi levata sul web, alcuni giornali tra cui l'Huffington Post hanno leggermente rettificato la notizia. Bene correggere l'errore, ma il timore è che ormai l'opinione pubblica meno informata (che è poi la maggior parte) abbia recepito il messaggio "giovani italiani = lavativi", lanciato con forza ben maggiore delle smentite.