lunedì 5 settembre 2016

Il Fertility Day e il furto del tempo

Una delle immagini promozionali del Fertility Day
In un paese abituato a subire lo spettacolo di feroci polemiche su qualsiasi cosa, non poteva passare indenne l'ultima iniziativa del Ministero della Salute, una campagna informativa sui problemi della fertilità e sul tema della denatalità che dovrebbe (a meno di revoche dell'ultimo minuto) culminare con una giornata dedicata il 22 settembre prossimo, sulla scorta delle varie "giornate nazionali" che da qualche tempo riempiono il calendario.

Valutando la notizia per quello che è, non si riesce a capire da dove possa scaturire tanto astio: il Ministero della Salute tenta di sensibilizzare la popolazione su un problema reale, che riguarda la salute di moltissimi cittadini (come per tutto, anche per la fertilità sono opportune un minimo di conoscenza e prevenzione delle eventuali problematiche che potrebbero insorgere nel tempo) ed il futuro di tutti.

Si può dire che la campagna ideata non sia il massimo della brillantezza, ed è vero; che alcune delle immagini e degli slogan scelti siano involontariamente comici, verissimo; che lo stesso nome dell'evento, con questo inglese lanciato a casaccio in puro stile renziano (Jobs Act anyone?), sia sintomo di un ostinato e penoso provincialismo. Sarebbe bastata qualche pernacchia e una risata per liquidare il tutto, passando a cose più serie.

L'unica critica davvero sensata riguarda la palese contraddizione di un governo (ma vale anche per i precedenti almeno dalla fine degli anni 80) che parla di fertilità e aumento demografico con qualche spot, mentre non fa nulla sul piano pratico né per aiutare le coppie con problemi di fertilità, né per aiutare le famiglie che figli ne hanno e devono sostenerne gli onerosi costi.

In tre righe, centrato in pieno il vero problema del Fertility Day.
Ma ciò a cui si sta assistendo va parecchio oltre la normale critica ad una iniziativa discutibile, e finisce per sfiorare l'isteria collettiva: si parla di offesa alle donne, di ritorno del concetto retrivo e maschilista di donna-fattrice, di insulto al femminismo, a chi non può avere figli e quant'altro. Una reazione del genere non è spiegabile solo con la critica all'iniziativa in questione, e va cercata a mio avviso nel tipo di società in cui ormai siamo immersi.

Il mio sospetto è che a ferire la sensibilità di molti, più che il tema fertilità o natalità, sia stato il richiamo brutale al fatto, ineluttabile, che il tempo non è un bene infinito. Il che si scontra in modo fortissimo con una società sempre più assorbita nell'eterno presente, totalmente concentrata sulla soddisfazione immediata del desiderio del momento al punto da divenire incapace di progettazione, ripiegata a fissare il proprio ombelico fino a non poter più neppure alzare la nuca.

E', la nostra, un tipo di società perfettamente adatta al complesso economico che ci governa, al di là e al di sopra di quelli che dovrebbero essere i nostri governanti. Una società in cui la maggioranza è felice di farsi pignorare il futuro per godersi nel presente l'ultimo modello di cellulare o di auto, una vacanza all'estero o un televisore da un fantastilione di pollici. L'esplosione del debito privato in tutti i paesi del primo e secondo mondo sta lì a testimoniarlo. Ci tolgono, con la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dei servizi anche essenziali, la tassazione usuraia sulla proprietà, ogni capacità di programmare coscientemente la nostra vita, ma ci sventolano davanti al naso migliaia di giocattolini luccicanti con cui trastullarci ora, subito... tanto li possiamo pagare poi.

Siamo continuamente incoraggiati ad adottare questo comportamento, a non maturare, a non progettare, a non accettare altro se non il nostro capriccio, a vivere in un singolo momento che si dilata per anni: le nostre bandiere sono il concetto di libertà deformato attraverso la lente concava dell'egoismo, di indipendenza nella distorta accezione di presunto diritto a fare il cazzo che ci pare quando ci pare, indifferenti alle conseguenze.

In un mondo intriso di questa visione una campagna come quella promossa dal Ministero della Salute entra a gamba tesa e ferisce, perchè ci strappa dal nostro sonno di eterni ragazzini e ci riporta al reale, che è fatto di un tempo che non si ferma ad aspettarci. Quella clessidra è odiosa, offensiva, disturbante... perchè è vera.