venerdì 26 febbraio 2016

La scoperta dell'acqua calda


Corte dei conti: «La spending review parziale insuccesso, servizi a rischio»

Toh, alla fine qualcuno si è accorto che la mitologica spending review si traduce in tagli ai servizi. E stavolta a parlare non è né un turpe populista né un gufo antirenziano, ma il Presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri in un contesto istituzionale di altissimo livello come l'inaugurazione dell'anno giudiziario.


Le parole del Presidente Squitieri sono chiare: in nome del riequilibrio dei conti si è proceduto ad una «contrazione, se non soppressione, di prestazioni rese alla collettività». Meno servizi per i cittadini a parità di tasse versate, insomma. Che poi è la traduzione in italiano del termine in neolingua "razionalizzazione".

Contrariamente al luogo comune autorazzista che continua a prosperare su molti media, la coperta della spesa pubblica in Italia è incredibilmente corta, ed i margini per effettuare tagli significativi senza intaccare la qualità e la quantità dei servizi sono strettissimi.

E le pensioni d'oro? E gli stipendi dei parlamentari?
Bruscolini.
Anche pensando di azzerare le 30.000 pensioni d'oro (tra 40 e 200mila euro annui) tuttora esistenti il risparmio per lo Stato sarebbe di appena 1,5 miliardi. Mentre se per assurdo da domani tutti i parlamentari e i senatori iniziassero a lavorare gratis, lo Stato risparmierebbe solo 225 milioni all'anno circa.

Allora non si potrebbero licenziare i dipendenti pubblici fannulloni? Tanto ce ne sono a vagonate assunti solo per rubare lo stipendio!
Mica tanto: A guardare i dati si scopre che i nostri 58 impiegati della P.A. per ogni 1000 abitanti sono alla pari con la virtuosa Germania (54) e molti meno della virtuosissima Svezia (135). Non solo, ma negli ultimi 10 anni l'Italia è l'unica nazione europea in cui il numero di dipendenti pubblici è calato. Andare a tagliare in questo campo, dove siamo già allineati al resto d'Europa, significa mandare sotto organico interi settori della P.A., con inevitabili ulteriori peggioramenti nel servizio reso ai cittadini.

Tutto bene allora? Assolutamente no, i problemi legati alla gestione della cosa pubblica in Italia sono evidenti a tutti, come è evidente che esistono sprechi a livello centrale e soprattutto periferico, ma pensare di risolvere i problemi di bilancio nazionali "eliminando gli sprechi" è in buonafede utopia, in malafede propaganda. Sia perchè credere di poter azzerare gli sprechi è come credere alla Befana, sia perché anche riuscendo il totale risparmiato non sarebbe così significativo. Certo, si potrebbe e si dovrebbe lavorare per rendere più efficiente l'apparato statale, magari rafforzando il concetto di responsabilità dei vari dirigenti e rendendo più semplice la loro rimozione in caso di cattiva gestione, ma eliminare incentivi a imprese e famiglie, chiudere enti, sopprimere uffici non è il modo migliore per sanare i conti pubblici. Soprattutto in una fase di contrazione del Pil lunga e difficile come l'attuale.

E allora perché tanta foga sforbiciatrice? Probabilmente perché dietro il mito della revisione di spesa c'è un preciso programma politico, di stampo liberista, che è lo stesso che permea fin dalla fondazione la famigerata Ue e vede nello Stato un pericoloso ostacolo al libero mercato, la cui influenza va limitata il più possibile quando non soppressa completamente. E' chi indossa queste lenti che vede in ogni tipo di partecipazione statale un inefficiente "carrozzone pubblico", in ogni Ente pubblico un "ente inutile". Poco importa se è stata proprio la spinta della leva pubblica, unita alla genialità delle aziende private a fare dell'Italia una delle prime potenze mondiali alla fine del XX secolo.

Tutto ciò che conta ora è far quadrare i conti, ottenere quel dannato pareggio di bilancio che è come il supplizio di Tantalo: più si cerca di raggiungerlo limando il bilancio statale, più sfugge per il conseguente inevitabile calo del Pil. Un immane sacrificio compiuto con la carne viva dei cittadini in nome di un dio crudele partorito in grigi uffici di ragioneria.

Pare che alla Corte dei Conti qualcuno abbia iniziato ad accorgersene, chissà quando toccherà al resto della Nazione.