martedì 8 novembre 2016

Il piccolo bluff


Il simpatico scambio di battute di questi giorni tra il presidente della Commissione Ue Juncker e il premier italiano Renzi, descritto dalla stampa con quel poco di inchiostro avanzato dagli infiniti salamelecchi pro-Clinton (manco dovessimo votarlo noi, il presidente USA), ha un sapore tra il deprimente ed il grottesco. Perchè si sente lontano un miglio quanto sia artatamente costruito.

Ricapitoliamo i fatti: il governo italiano ha presentato una legge di stabilità (la vecchia manovra finanziaria) che "sfora" rispetto al deficit concordato con la Ue, e contemporaneamente Renzi ha iniziato ad alzare i toni verso la Commissione tirando in campo le tragedie del terremoto e degli immigrati, i cui costi intende escludere dal patto di stabilità.

Da Bruxelles è arrivata la risposta del sempre gioviale Juncker: «Sono del parere che la saggezza vuole che teniamo in conto i costi del terremoto e dei rifugiati, come è vero anche per la Grecia, in Italia. Ma i costi aggiuntivi delle politiche dedicate alle migrazioni e al terremoto in Italia sono lo 0,1% del Pil, mentre l’Italia ci aveva promesso di arrivare ad un deficit dell’1,7% nel 2017 ed ora ci propone un deficit del 2,4% in ragione del terremoto e dei rifugiati, quando i costi sono dello 0,1%». Juncker ha poi aggiunto: «[...] Non bisogna più dire, e se lo si vuole dire lo si può fare ma me ne frego in realtà, che le politiche di austerità vengono continuate da questa Commissione come erano state messe in atto in precedenza».

Apriti cielo.
Quel "me ne frego" ha provocato immediata indignazione e stracciar di vesti tra i nostri analisti politici... o almeno tra i pochi non completamente assorbiti dalla santificazione della candidata presidenta a stelle e strisce.

Peccato però che quelle parole non siano mai state pronunciate da Juncker:


Sentito? Juncker parla in francese, e le sue parole sono "je m'en fous", traducibili con "non m'importa", "non mi interessa", "me ne fotto" o anche "me ne frego". Perché i media italiani hanno scelto proprio l'ultima traduzione? Perché da noi quella frase si porta dietro una eco minacciosa, adattissima a scaldare gli animi. E di animi surriscaldati il governo italiano in questo momento ha un gran bisogno.

Da qui al 4 dicembre tutta la comunicazione del governo sarà mirata alla vittoria nel referendum costituzionale. Ogni provvedimento, ogni dichiarazione, ogni starnuto governativo sarà pianificato per recuperare quel gap che separa il Si dal No. Sembra questa la missione affidata dai vertici di Bruxelles al governo Renzi: portare avanti lo smantellamento dell'assetto istituzionale creato con la Costituzione del '48. E se per ottenere questo risultato l'Unione dovrà recitare la parte del cattivo contro cui far scagliare l'eroe ribelle, si presterà anche a questo.

Da questo piccolo bluff guadagneranno entrambe gli attori: la Commissione potrà dire a chi la accusa di troppa mollezza (come fa la Germania) che non ha avuto paura di alzare i toni, e lo stesso potrà dire il governo italiano cercando di rastrellare consensi tra i moltissimi cittadini stufi delle regole Ue. E' lo stesso film già visto con Tsipras, pericoloso sovversivo anti-austerità a parole, nei fatti docile becchino - per conto della Ue - di quegli stessi greci che gli avevano affidato il compito di combattere la Ue.

Dalle parti di Bruxelles sanno bene di godere di scarsissima popolarità in tutta Europa, né la cosa interessa loro perché l'Ancien Régime 2.0, come il suo predecessore, si illude di esistere al di sopra del volere e del consenso popolare.

Oltretutto l'esperienza insegna che un character come Renzi funziona meglio quando ha un avversario percepito come ottuso e pachidermico da combattere. In fondo l'ascesa del toscano è iniziata con la favoletta del giovane rottamatore contro la "vecchia politica", ed in questo momento moltissimi italiani non conoscono niente di più vecchio e polveroso della burocrazia unionista.

Come finirà davvero la vicenda della legge di stabilità, in fondo, ce l'ha già detto il commissario Moscovici: L'Ue aiuterà il governo amico di Renzi per arginare l'avanzata dei populisti. La flessibilità sarà concessa, magari un po' meno di quanto richiesto, giusto per salvare la faccia nei confronti dei paesi del nord, ma abbastanza perché il Viceré d'Italia possa continuare nel lavoro affidatogli.

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