mercoledì 10 dicembre 2014

La scelta di Paulo

Paulo Dybala
La notizia è di qualche giorno fa: il giovane attaccante del Palermo Paulo Dybala ha rifiutato l'offerta di Antonio Conte per un posto nella nazionale italiana.

“No podría salir a defender los colores de otro país como si fueran los míos, prefiero esperar que me toque un llamado de Argentina” (Non potrei difendere i colori di un altro paese come se fossero i miei, preferisco aspettare una convocazione dall'Argentina): parole che sembrano venire da un altro tempo, quelle del ventunenne di Laguna Larga, e da un altro mondo; lontanissime da quel calcio-business che in nome del denaro sgretola appartenenze, bandiere e nazionalità.

Come se indossare la maglia di una nazionale piuttosto che di un'altra sia del tutto indifferente, una semplice questione di marketing, al massimo un'occasione per spuntare contratti più lucrosi. Nel calcio globalizzato basta un bisnonno finlandese per vestire la maglia biancoblu. Non importa che non si sia nati in Finlandia, non si capisca una parola della lingua e neppure si sappia trovare Helsinki su una cartina geografica: Business is business, ed i soldi non hanno tempo per romanticherie demodé come l'attaccamento alle proprie origini, il senso di Patria.

Ma dall'alto dei suoi 21 anni, di una carriera ancora agli inizi e già molto promettente, di una storia personale dolorosa e per nulla banale, l'argentino Paulo Dybala fa scalpore per aver compiuto una scelta di semplice buon senso: giocare per la sua gente, vestendo la maglia della sua Nazione.

Perché la nazionalità non è solo una scritta sul passaporto, non è un banale dato burocratico da poter assegnare e cambiare a capriccio: nazionalità è la lingua che parliamo e con cui pensiamo, il panorama della nostra infanzia, l'aria che abbiamo respirato, il cibo che abbiamo mangiato. Sono tutte le abitudini e i piccoli rituali quotidiani che abbiamo imparato, sono i volti e le voci dei nostri cari. Tutto questo e la volontà di riconoscersi in un determinato contesto umano, di "fare squadra" per contribuire secondo le proprie capacità ad una storia che è al tempo stesso personale e collettiva.
Esattamente ciò che ha scelto di fare Paulo Dybala, calciatore argentino.

P.S. Di tutto questo, la stampa nostrana ha capito che Dybala preferisce la maglia albiceleste perché "vuole giocare con Messi". Come sempre c'è chi guarda la Luna e chi non vede oltre il dito che la lindica...


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