mercoledì 30 dicembre 2015

Di Europa, morbi ed anticorpi

A poche ore dalla fine di questo 2015, 13° anno dall'introduzione nelle nostre tasche della moneta-vincolo chiamata euro, vale la pena fare alcune osservazioni sulla situazione in cui ci troviamo come italiani ed europei e sul prossimo futuro:

- L'Europa è ancora malata, e gravemente. Il morbo che l'affligge però non è la "crisi" (quello semmai è un sintomo), ma piuttosto una dottrina detta ordoliberismo, propagata da una ristretta, potente oligarchia che per molti aspetti ricorda l'Ancien Régime abbattuto durante la Rivoluzione Francese.

- Come già l'Ancien Régime, anche la nuova oligarchia si percepisce come altra rispetto al resto della popolazione, cui non riconosce alcun diritto né funzione, se non quella di servirlo. Un tempo con il lavoro nei campi, oggi con la trasformazione da "cittadini" a "consumatori-merci".

- Come già gli esponenti dell'Ancien Régime, anche quelli della nuova oligarchia si considerano essenzialmente estranei ad ogni appartenenza nazionale ed hanno anzi in odio ogni legge o pratica che ne limiti il campo d'azione entro confini precisi. Anche quando ostentano una qualche forma di patriottismo, il loro è solo un atteggiamento di maniera dovuto alla volontà di compiacere parte dell'opinione pubblica di riferimento. Ai tempi un Borbone si percepiva prima come tale e solo in seconda battuta come spagnolo, francese o italiano. Allo stesso modo ora gli euroligarchi si riconoscono più affini agli altri della propria casta che ai propri connazionali.

- Prima della Rivoluzione Francese gli Stati erano considerati poco più che proprietà del sovrano e della sua aristocrazia. Anche ora nell'ottica degli oligarchi gli Stati sono un terreno di caccia da cui trarre il maggior profitto. Ogni norma o disposizione che tuteli le popolazioni dall'aggressione contro i suoi beni o diritti è percepita come arcaica e deleteria. Gli oligarchi malsopportano le Costituzioni, i meccanismi di garanzia e le altre norme maturate nel corso delle lotte del XIX e XX secolo e premono per limitarne in ogni modo l'influenza a vantaggio di istituzioni private riconducibili alla loro influenza.

- Ai tempi dell'Ancien Régime, il ruolo della stampa fu fondamentale per diffondere in ampi strati della società - soprattutto nella borghesia, da sempre motore dei cambiamenti sociali - una nuova coscienza e con questa nuove rivendicazioni. L'aristocrazia di allora reagì con la censura ed il carcere, quella di oggi con strumenti quali lo spin ed il frame,  il controllo delle fonti più autorevoli ed il sistematico discredito delle voci fuori dal coro.

- Per finire, allora come ora il primo nemico da abbattere per assicurarsi il controllo duraturo sulla società è la piccola e media borghesia. Obiettivo che i nuovi oligarchi perseguono efficacemente tramite il velenoso incrocio di moneta unica e scardinamento delle economie tradizionali a colpi di apertura dei mercati. La progressiva scomparsa del cosiddetto ceto medio va esattamente in questa direzione.

Precarizzazione del lavoro, immigrazione biblica, erosione costante dello stato sociale, trasformazione della scuola da istituto deputato a formare individui a mero strumento di avviamento al lavoro, sostegno a tutte quelle agende che mirano all'annacquamento delle identità dei popoli e dello stesso concetto di nazione: sono tutte pratiche funzionali al disegno autoritario di questo nuovo regime, che finora ha agito pressoché indisturbato sapendo pilotare astutamente l'umore delle opinioni pubbliche.

Nessuna speranza, dunque? Non esattamente.

Mano a mano che si manifesta la vera natura liberticida dell'oligarchia che ha preso possesso dell'Europa, e si fanno più evidenti i danni per i cittadini, si manifestano in tutte le nazioni fenomeni di reazione, con forme e modi che variano in base alla storia ed alla cultura di ciascuna, come giusto che sia. Ovunque nascono e crescono movimenti cosiddetti populisti, che esprimono (a volte sinceramente, altre come meri false flag) il disagio crescente e la voglia di rivalsa di settori sempre più vasti di popolazione. 

Ciò costringe l'oligarchia a scoprire parte del suo bluff, ad esempio facendo saltare sempre più spesso il tradizionale gioco delle parti parlamentare tra destre e sinistre: in Italia un governo di sinistra è retto da una formazione che si dichiara di centrodestra, in Germania la Merkel governa assieme al centrosinistra, in Francia si è assistito al ritiro dei candidati socialisti per favorire il centrodestra di Sarkozy in funzione anti-FN, in Spagna nonostante i tentennamenti si arriverà probabilmente all'ennesima grande coalizione.

Questa soluzione d'emergenza per mettere "al riparo dal processo elettorale" il programma ordoliberista non può essere usata ad libitum: l'effetto incrociato del persistente malessere sociale e della crescente astensione provocata da troppe Grosse Koalitionen non può che finire per favorire, prima o poi, uno dei movimenti populisti.

In questo senso va letta la recente campagna ferocemente anti Front National condotta in Francia, giunta fino alle minacce di guerra civile in caso di vittoria del partito di Marine Le Pen: la vittoria di un movimento autenticamente contrario alle politiche ordoliberiste in un qualsiasi grande paese europeo sarebbe una minaccia mortale per l'intero progetto Ue.

Proprio il caso francese porta a sperare: gli anticorpi alla distruzione dall'interno dell'Europa esistono, seppur ancora fragili e confusi, e possono ancora minacciare seriamente l'oligarchia al potere. I prossimi anni probabilmente saranno segnati da una corsa contro il tempo: da un lato manovre dall'alto per svuotare sempre più di contenuto Costituzioni e funzioni democratiche, dall'altro la crescita dei movimenti che rivendicano sovranità e democrazia.

In passato l'Europa ha saputo trovare da sé, più volte, la forza di ribellarsi alle ingiustizie ed all'oppressione. E' d'obbligo sperare sappia farlo anche in questo caso.

Nessun commento:

Posta un commento