sabato 12 marzo 2016

Gli Unti dall'Unione

La Dea Atena dona l'olivo ai greci, riproduzione su una moneta da 100 lire. La nostra moneta non esiste più, ora anche l'olio italiano sta per essere distrutto?

Ci risiamo.
Ancora una volta la simpatica Unione europea ci fa omaggio di un provvedimento che penalizza palesemente la nostra economia ed i nostri interessi nazionali, e ancora una volta lo fa con l'appoggio scriteriato di un manipolo di funzionari ed europarlamentari in teoria nostri compatrioti.

Tra quest'anno ed il 2017, la Ue ha deciso di importare a dazio zero 70.000 tonnellate di olio in più dalla Tunisia. Si tratta di una quantità imponente, pari ad un terzo della nostra produzione nazionale, che rischia di mettere in ginocchio un'impresa italiana su 3, stando ai dati diffusi da Coldiretti. Già lo scorso anno abbiamo vissuto una vera inondazione di olio tunisino, con un +481% di importazioni che ha avuto come conseguenza un numero quadruplicato di frodi nel settore di oli e grassi e un numero imprecisato di fallimenti nelle aziende del settore.

La versione ufficiale che giustifica questo attacco inaudito all'agricoltura italiana (perchè di questo si tratta, visto il ruolo leader di produttori/consumatori che abbiamo nel settore) parla di un aiuto alla Tunisia per tamponare le perdite del settore turistico dopo l'attentato del 2015 al museo del Bardo. Nulla in contrario sull'aiutare uno dei pochissimi paesi della sponda sud del Mediterraneo non in preda al caos, ma era proprio necessario farlo sulla pelle degli olivocoltori italiani?

Non avrebbe potuto la Ue stanziare semplicemente una certa somma da donare alla Tunisia, come sta facendo con la Turchia per la gestione degli immigrati? Oppure scegliere un altro settore (o più settori diversi) cui destinare gli aiuti? Tutto sommato, l'agricoltura copre appena il 9,9% del Pil tunisino, contro il 29% dell'industria e il 61.2% dei servizi (Fonte: Cia World Factbook).

Ma no, la Tunisia deve incrementare la produzione di olio e lo deve vendere in Europa senza alcun dazio! Chi se ne frega se i paesi europei produttori di olio siano, guarda caso, gli stessi già massacrati dall'unione monetaria e dall'austerità, ancora in gravissima difficoltà e perennemente sotto ispezione da parte di Bruxelles. Chi se ne frega se proprio l'olivocoltura in Italia stia già subendo la concorrenza intra-Ue da parte della produzione spagnola e greca, di qualità inferiore ma più conveniente, e abbia visto un calo di produzione di circa 100mila tonnellate rispetto alla media storica. Soprattutto, chi se ne frega se non più tardi dello scorso maggio la Commissione emanava questo provvedimento, con il quale si imponeva brutalmente la distruzione di migliaia di olivi pugliesi per fermare l'infezione da Xylella fastidiosa, scartando a priori le altre possibilità di risoluzione del problema.

Tuttavia la cosa più imperdonabile in questa già gravissima vicenda è il ruolo di alcuni rappresentanti italiani presso gli organi Ue, che hanno deciso di sostenere lo scellerato provvedimento fregandosene delle ripercussioni che avrebbe avuto sul futuro dei propri connazionali. Nella tradizione del peggior collaborazionismo, individui di questo genere lavorano contro gli interessi degli stessi cittadini che li hanno eletti, dimostrando un cinismo becero al punto da ammantarsi perfino di presunte buone motivazioni, come l'aiuto ad un paese in difficoltà, per nascondere la volontà di piegare il proprio stesso popolo alla logica della più spietata concorrenza. Sicuri, in cuor loro, di ritagliarsi in questo modo uno strapuntino ai piedi dell'élite che conta, dove poter continuare a godere degli stessi privilegi che impediscono agli altri. 

Come quello di consumare olio extravergine di qualità e non un miscuglio di oli scadenti provenienti da chissà dove.

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