giovedì 16 febbraio 2017

Lavori gratis ai migranti: la sottile linea rossa tra volontariato e servitù di stato


Uno dei punti più caldi nell'agenda del governo del Conte Gentiloni è senz'altro quello dell'immigrazione, cui si attribuisce una non piccola responsabilità per il recente clima di sfiducia nelle istituzioni e montante "populismo".

Come su altri temi, anche in questo caso l'esecutivo di turno si trova schiacciato tra due esigenze opposte: quella dell'Ancien Régime iperliberista che vuole un'immigrazione illimitata nei numeri e infinita nel tempo, da usare come grimaldello per forzare ulteriormente al ribasso diritti e salari dei lavoratori autoctoni, e quella degli autoctoni stessi, stremati da anni di crisi indotta artificialmente e sempre più in difficoltà nell'integrare i nuovi arrivati.

L'ultima trovata per affrontare il problema porta la firma del ministro dell'Interno Minniti, ma sembra trovare ispirazione nella proposta di legge popolare lanciata il mese scorso da Emma Bonino. Il nuovo pacchetto immigrazione del Viminale prevede una ventina di nuovi Cie da massimo 100 posti l'uno, distribuiti in quasi tutte le regioni, ed il rilascio entro due mesi di un "documento temporaneo" per i richiedenti asilo, con il quale questi potranno inserirsi in un circuito di lavori socialmente utili non retribuiti o frequentare stage presso aziende convenzionate. Gli immigrati che accetteranno avranno una corsia preferenziale nella procedura per ottenere lo status di rifugiato, che dovrebbe essere snellita, così come dovrebbero essere potenziate le espulsioni.

Tralasciando la palese insufficienza dei nuovi Cie (o Cpr che dir si voglia) e le pie speranze in tema di accordi con i paesi di provenienza degli immigrati, su cui magari tornerò in futuro, la novità più grave di questa proposta riguarda senza dubbio i cosiddetti "lavori socialmente utili".

Il lavoro, per essere definito come tale, deve essere retribuito.
Un lavoro di qualsiasi genere prestato senza compensi o è un favore, o è servitù.

La proposta Minniti, se davvero non prevede retribuzione per questi cosiddetti lavoratori volontari, introdurrebbe una specie di servitù di Stato legale, con migliaia di immigrati chiamati ad occuparsi di verde pubblico, raccolta differenziata, assistenza all'infanzia o agli anziani (questi sono gli ambiti cui si riferisce il termine "lavori socialmente utili") solo per la speranza di ottenere lo status di rifugiato.
Insomma un ritorno in grande stile e con il patrocinio del Governo della vecchia servitù debitoria, assai in voga tra '500 e '700, quando molti disperati emigravano dal nord Europa verso le colonie americane.
Con buona pace di quelle piccole e medie aziende che oggi osano addirittura farsi pagare per curare il verde pubblico dei comuni, sistemare le strade, assistere anziani, raccogliere rifiuti e via dicendo.

Roba del genere fa sembrare il dumping salariale un'avanguardia dei diritti dei lavoratori!

Come sia possibile nel XXI secolo anche solo ipotizzare un provvedimento di questo tipo, tanto più da parte di un governo sedicente de sinistra, è qualcosa di incomprensibile.

Non posso credere che si stia veramente pensando di reintrodurre la servitù in Europa, perciò darò per scontato che questi immigrati, in Italia senza titoli perché ancora in attesa di essere riconosciuti come rifugiati, verranno assunti e pagati per svolgere lavori socialmente utili in vari comuni italiani.

In questo modo è tutto a posto, giusto?
No.

Perché solo nel 2016 i richiedenti asilo in Italia sono stati 123.482 (Fonte: Ministero dell'Interno) ed anche ammesso che solo 1 su 3 accetti il "lavoro volontario", si tratta di un impegno per lo Stato pari a 41.000 stipendi circa.
Significherebbe creare dal nulla l'ottava azienda in Italia per numero di dipendenti.
Vogliamo dare almeno 500 euro al mese (1/3 dello stipendio medio) a questi lavoratori? Stiamo parlando di 500 x 12 x 41.000 = 246 milioni di euro.
All'anno.
Sempre che il numero di richieste d'asilo non aumenti.

E questo, nella stessa nazione che lamenta il 40% di disoccupazione giovanile ed il trionfo del lavoro tramite voucher a 7,50 euro all'ora, sarebbe un provvedimento a metà tra l'incosciente ed il criminale.

Ancora una volta, la cosiddetta sinistra sembra pronta a svolgere il lavoro sporco per conto del capitale, sfruttando in modo becero gli ultimissimi (gli immigrati irregolari) per erodere i diritti conquistati dagli ultimi (operai, agricoltori, precari, lavoratori a tempo e voucher) in un secolo di lotte sociali.
Ma, come disse qualcuno molto più preparato di me, "le macchie di sangue si notano meno su un grembiule rosso".

Nessun commento:

Posta un commento