giovedì 7 maggio 2015

Panem et Electiones



E così, l'Italicum è legge.

A partire dal luglio 2016 si voterà (solo alla Camera, in attesa della distruzione riforma del Senato) con un sistema elettorale che consegna un premio di maggioranza pazzesco al partito che supera il 40% al primo turno o al ballottaggio, e contemporaneamente frantuma l'opposizione in una miriade di gruppuscoli in dissenso tra loro, a causa della bassa soglia di sbarramento (3%). L'obiettivo dichiarato era garantire la governabilità e da questo punto di vista il successo sembra innegabile.

La nuova legge elettorale continua il percorso iniziato con la legge Delrio, che terminerà con la riforma del Senato. Percorso che ha un comune denominatore: la marginalizzazione degli elettori.

In un tripudio di enti rappresentativi di secondo livello, primarie surrogate e capilista bloccati l'obiettivo dichiarato dal lungo serpente governativo Monti-Letta-Renzi - il taglio degli apparati burocratici e relative spese - viene clamorosamente fallito, mentre viene centrato in pieno l'obiettivo non dichiarato: il restringimento del perimetro decisionale dell'elettorato. Perchè a sparire non sono state le Province, ma il diritto di voto per eleggere i rappresentanti provinciali; così come non sarà il Senato, ma il diritto di voto per eleggere i senatori.

Il governo, egemonizzato da un partito che si autodefinisce Democratico (con tanto di D maiuscola) ribadisce così la propria visione aziendalistica dello Stato, dove i processi decisionali più sensibili sono messi "al riparo dal processo elettorale" (per dirla con le parole di un tecnico) e gli elettori vengono chiamati in causa più che altro per salvare le apparenze di legittimità. D'altra parte in società sempre più caratterizzate dal dominio di grandi gruppi privati sovranazionali pronti a fare business di ogni ambito della vita sociale, dalla sanità alla scuola, dalla gestione del territorio al controllo della moneta corrente, la cosa pubblica deve necessariamente farsi da parte e con essa le prerogative di selezione e controllo dei suoi titolari, i cittadini.

Questo processo non è un'invenzione di Renzi ma uno dei cardini stessi della costruzione europea, che infatti riserva all'unico organo elettivo, il Parlamento, poteri ampiamente minori sia rispetto al Consiglio che alla Commissione europea. Da questo punto di vista quindi l'Italia, da bravo Vicereame, si sta allineando alla forma istituzionale voluta dal Sovrano a costo di forzature alla stessa Costituzione, pensata per indicare una direzione completamente diversa da quella presa dalla Nazione almeno dall'inizio degli anni '80.

D'altra parte le Costituzioni non vanno più di moda, tant'è che l'Unione Europea è sopravvissuta tranquillamente alla stroncatura della propria.

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